Si è soliti, nel considerare gli artisti contemporanei, credere che questi siano seguaci di movimenti artistici sorti durante il Novecento, oppure di tendenze innovative ed inedite, come ad esempio la performing art oppure il graffito. Quello che molti non sanno, invece, è che esiste una fitta schiera di artisti che si dedicano ad un’arte antica, riprendendo stile e tipologie dei grandi maestri del passato. E così capita di trovare, in pieno XXI secolo, un pittore che raffigura i santi come nei grandi quadri dell’epoca barocca, oppure un altro che dà vita ai suoi quadri con i colori sgargianti dell’arte naif novecentesca. Ma tra questi spicca per originalità e fascino, ed in questo devo ammettere di essere spudoratamente di parte, la corrente dei caravaggeschi, o dei “neo-caravaggeschi”, che ha trovato in Vittorio Sgarbi uno dei critici e dei promotori più interessati.
E’ infatti anche grazie al suo contributo che molti di loro organizzano mostre ed esposizioni, rimanendo, tuttavia, noti ad un pubblico di appassionati e specialisti del settore. Eppure in molti sono presenti nei prodotti che vediamo ogni giorno in televisione, come i quadri del tarantino Roberto Ferri in alcune scene della serie Gomorra.
Oggi, tuttavia, non è di lui che mi occuperò, bensì di un altro artista neocaravaggesco, scoperto per caso qualche giorno fa grazie ad Instagram. Si tratta di Rocco Normanno, pittore pugliese di nascita ma toscano d’adozione, il quale ha saputo reinterpretare il soggetto classico secondo un’iconografia assai particolare e suggestiva, calando i suoi personaggi in un contesto contemporaneo. E proprio come nelle tele del Merisi, allora, capiterà di vedere dei santi abbigliati con giacche di pelle o camicie a quadri, oppure messaggeri divini in tuta da motociclismo.
La pittura di Normanno, quindi, altro non fa che calare nella contemporaneità un’attitudine già sperimentata dal maestro lombardo, denotando il suo creatore non come un semplice imitatore, o un semplice nostalgico che esibisce perizia accademica, ma come un vero e proprio narratore di storie che, in virtù della loro universalità, finiscono per essere sempre, in una misura o in un’altra, contemporanee. Nelle sue tele si avverte la medesima drammaticità delle scene bibliche dipinte da Caravaggio, la stessa sospensione dei gesti, incontro di sguardi, carezze di luce. Secondo Sgarbi, che a Normanno ha dedicato un’interessante riflessione, il suo pennello muove tenendo conto del realismo fotografico, ma non vuole creare una realtà epidermica, quanto più una scena ispirata alla teatralità, un contesto in cui persone reali – sembra gli stessi amici e conoscenti dell’artista – vengono immerse in una scena antica pur mantenendo le proprie connotazioni di moderno.
E’ dunque, in definitiva, un esperimento che ibrida il talento dell’artista contemporaneo, con tutte le sue complesse sovrastrutture, con la grande tradizione della pittura antica, riuscendo a partorire opere dalla monumentalità solenne, ma allo stesso tempo dalla quieta realtà, rivoluzionando una pittura che spesso, specialmente ai nostri giorni, sembra dimenticare i suoi illustri fratelli maggiori.
Volendo quindi io presentarvi una breve raccolta delle opere di Normanno, ho scelto quelle che si richiamano in modo più esplicito alle tele del passato, in modo da instaurare un confronto diretto con i modelli antichi.
Giuditta e Oloferne

E’ la celebre scena tratta dal libro di Giuditta, tanto rappresentata dagli del Cinque e Seicento. Da questo primo esempio possiamo notare la potenza e la drammaticità della pittura di Normanno, che questa volta si svincola da un modello troppo noto e asfissiante per ricreare una scena diversa nella disposizione dei personaggi, ma non per questo meno efficace.
Come in ogni versione, anche in questa Oloferne è seminudo, mentre Giuditta si prepara a decapitarlo aiutata dall’ancella. Ma in questo caso non siamo in una tenda, né tanto meno i personaggi sono vestiti con ampie maniche o bustini stringenti. Anzi, mentre Oloferne viene ridotto ad un semplice uomo di mezza età, appesantito dalla pancia e con indosso un bel paio di slip candidi, Giuditta diviene una donna matura, con la camicetta appena slacciata in modo da lasciar vedere il reggiseno ed il fisico non più giovane, mentre con perizia si appresta ad affondare un coltello da cucina nella gola dell’uomo. La tensione è rappresentata dalle vene del suo viso e delle braccia, in evidenza per trasmettere lo sforzo fisico del gesto. All’altro capo del dipinto l’ancella trattiene le braccia di Oloferne, ed ha le fattezze di una donna che sembra spuntata dal pianerottolo di casa nostra, tanto il suo aspetto è quotidiano e ordinario.
Il tutto si svolge, come sembra suggerire lo sfondo, su un terrazzo all’aperto, alla sommità di un palazzo di cemento anonimo e banale.
Narciso

Ispirato più o meno direttamente dal Narciso Barberini, in questo dipinto Normanno raffigura un ragazzo intento a riflettersi in uno specchio curvo, in una stanza buia i cui colori sono ripresi dalle composizioni di Caravaggio. Lo stesso specchio potrebbe essere una citazione di Marta e Maddalena (Detroit, Insitute of Arts). In questo dipinto l’unica importanza viene dato al soggetto, avvolto tra ombre e luci, mentre la stanza appare prima di un qualsiasi arredamento. Ciò quindi fa capire allo spettatore che il vero messaggio dell’opera viene comunicato solo dal soggetto. Interrogando lui possiamo dunque interrogare noi stessi, attenti però a non cadere nella sua stessa tentazione.
Ragazzo con casco e tulipani

L’occhio attento, avvezzo all’iconografia caravaggesca, non farà molta fatica nel riconoscere nel ritratto di questo giovane una citazione del Ragazzo con canestra di frutta della Galleria Borghese. Diversa è l’iconografia, così come diversa è la posizione del soggetto, ma a mio avviso l’ispirazione proviene proprio dall’opera giovani di Caravaggio. In questo dipinto Normanno trasporta quindi il bel fanciullo cinquecentesco trasformandolo in un ragazzo dei nostri giorni, che indossa jeans, camicia e giubbotto di pelle, mentre con il braccio mantiene un casco integrale e con la mano un mazzo di tulipani rossi, fiore dedicato alla passione amorosa, omaggio che offre innanzitutto a noi prima che alla sua amata.
San Girolamo nel suo studio

In questo dipinto non è difficile riconoscere il San Girolamo di Galleria Borghese, che tuttavia viene specchiato, trovandosi questo posizionato a sinistra. Per raffigurare il grande intellettuale Normanno decide di prendere un modello di mezza età, svestirlo nel busto e lasciare che indossi soltanto un paio di pantaloni larghi, con ampie tasche, mentre rivolge il corpo segnato dall’età alla contemplazione, immerso nella luce. Come nello studio di Girolamo, anche lui possiede un teschio, simbolo della caducità del tempo, ma il suo tavolo fa parte del mobilio domestico, possedendo la forma di un mobile che può essere ritrovato in ogni casa. A fianco a questo, sopra uno sgabello, una pila di libri vecchi e nuovi è il supporto allo studio del santo. Egli è colto nel momento della scrittura, ma non impugna alcuna penna d’oca o stilo, bensì una comune matita.
San Matteo e l’angelo

Citazione quasi letterale della prima versione del San Matteo per la cappella Contarelli, distrutta nell’incendio del Friederich Museum di Berlino nel 1945, in questo dipinto Normanno utilizza lo stesso modello del San Girolamo, ancora una volta specchiando la posizione dei personaggi. In questo caso, però, la relazione tra l’evangelista ed il messo divino diventa ancora più intima, poiché quest’ultimo instaura un contatto diretto con il santo, guidando la sua mano nella scrittura del vangelo e portando l’altro braccio intorno al suo collo. Come è facile intuire, anche in questo caso Matteo stringe tra le mani una matita, mentre il suo supporto scrittoreo assomiglia ad un albo da disegno piuttosto che ad un libro vero e proprio. In più, ed è forse l’invenzione più interessante di Normanno in quest’opera, l’evangelista sembra rasserenato dall’intervento dell’angelo, quasi si aspettasse l’aiuto divino, in uno slancio di fede che trasmette il senso di protezione anche a chi guarda. Una scelta diametralmente opposta, quindi, al terrore del Matteo caravaggesco, che fu uno dei principali motivi per cui l’opera fu aspramente criticata.
Incredulità di San Tommaso

Anche in questo caso si tratta di una citazione letterale dell’Incredulità di Postdam, sebbene Normanno operi grandi innovazioni nella scelta della luce e dei personaggi. Tutti coloro che partecipano all’evento vengono irradiati da una luce che giunge dalle spalle di Cristo, il quale si sbottona la camicia per far saggiare a Tommaso la ferita del costato. Saltano subito all’occhio gli abiti, contemporanei per tutti, e la gestualità, vera summa dei movimenti creati dal Merisi.
Medea

Chiudiamo questa piccola raccolta con un’opera ispirata più al mito che al caravaggismo, ovvero l’assassinio dei suoi figli da parte di Medea. In questo dipinto si fondono numerosi elementi delle tele di Caravaggio, primo tra tutti l’ambientazione, che è la medesima della Vocazione di San Matteo, tanto da presentare la stessa finestra sul lato sinistro e lo stesso fascio di luce a rischiarare la stanza. Al tempo stesso, nel gruppo centrale, Normanno si ricorda del Sacrificio di Isacco degli Uffizi, e per questo Medea sta per affondare con rabbia il coltello nella gola del figlio mentre questo, prova a bloccarle le mani, perso in un grido di terrore. Alle loro spalle il figlio minore osserva inorridito la scena e, seppur diverso nella posizione e nelle fattezze, Normanno sembra cucirgli addosso le ombre del Bambino della Madonna dei Palafrenieri.
Spero che questo articolo sia riuscito a suscitarvi lo stesso interesse che le tele di Normanno hanno risvegliato in me. Se non volete perdere gli aggiornamenti sulle sue ultime opere fate un salto sul suo profilo Instagram (rocconormanno_artist).
di Pasquale Di Nota
Referenze multimediali
Anna Checcoli, L’attesa, la solidutine, il trionfo su rocconormanno.it
Eraldo De Vita, Rocco Normanno: il pittore del “Realismo popolare” su rocconormanno.it
Vittorio Sgarbi, La realtà simbolica di Rocco Normanno su rocconormanno.it